GUERRAEPANE

NellÂ’ottobre del 1914, in un ospedale di Mosca, il soldato semplice Vasilij muore in seguito alle ferite riportate nel corso dellÂ’ultimo scontro. UnÂ’infermiera decide di vedere il cadavere, entra nellÂ’obitorio e nota che sulle sue palpebre sono state posate due zollette di zucchero per tenerle chiuse. Un mese più tardi, su una nave australiana diretta in Egitto, lÂ’ufficiale William Henry Dawkins annota: “I nostri pasti sono meglio di quelli serviti nei più eleganti alberghi di Melbourne.”
Passano un paio di settimane e lÂ’intellettuale francese Michel Corday, che sta pranzando a Bordeaux con alcuni importanti uomini politici del suo paese, sente dire da uno di questi che verranno distribuite alle truppe migliaia di bottiglie di champagne. Bisogna infatti festeggiare il Natale, nonché la vittoria sulla Marna che ha consentito ai francesi di bloccare lÂ’avanzata tedesca.
La storia della Prima guerra mondiale la si può raccontare anche così, attraverso quello che mangiava e beveva la gente sul campo di battaglia, nelle retrovie, a bordo delle navi, in trincea o nei lussuosi ristoranti delle città lontane dal fronte. Il cibo è una sineddoche del conflitto, la parte per il tutto che mostra, a volte meglio dei bollettini, lÂ’andamento della Grande Guerra.
Ai soldati italiani sul fronte dellÂ’Isonzo, per esempio, nei primi due anni di ostilità vennero garantite 4.350 chilocalorie al giorno. Sul finire del 1916 le razioni furono ridotte e il morale ne risentì. Nel 1917 la quantità di cibo diminuì ulteriormente scadendo anche di qualità. Caporetto si stava avvicinandoÂ…
Sul fronte del Piave, fu possibile riportare le razioni ai livelli dei primi mesi di guerra. Cominciarono ad arrivare dalle retrovie prodotti etichettati con nomi patriottici: “Antipasto finissimo Trento e Trieste” o “Alici alla Garibaldi”, “Filetti Savoia”, “Antipasto Tripoli”. La bandiera italiana compariva spesso. Il morale della truppa si risollevò nel giro di poco tempo. E il Piave mormorò, non passa lo straniero. THEGREATWAR è uno spettacolo in bilico tra musica e teatro dove ogni elemento ha il proprio posto su una partitura; dove le parole fanno da contrappunto alle note e viceversa e dove spesso e volentieri le une si legano alle altre riprendendo in maniera pop il recitar cantando. Uno spettacolo sul cibo e la sua assenza, un modo per rivivere il primo grande conflitto del XX secolo da un punto di vista insolito e originale. Senza farlo apposta abbiamo trovato un denominatore comune tra il tema dell'Expo' 2015 e il centenario della Prima Guerra Mondiale.

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