GLI INSOSPETTABILI

Andrew, uno scrittore di gialli, vuole vendicarsi dellÂ’amante di sua moglie, Milo, titolare di unÂ’agenzia di viaggi, spaventandolo a morte e disprezzandolo con la propria superiorità intellettuale. Ma qualcosa va storto e un ispettore ficcanaso si presenta in casa di Andrew per raccogliere indizi su un omicidio che lui è convinto di non avere mai commesso. Alla fine di una serie di colpi di scena, non avrà vinto nessuno, e il gioco si sarà fatto terribilmente serio.La commedia di Anthony Shaffer serve a tracciare una parabola caustica sul fallimento dellÂ’orgoglio umano, sulle sue debolezze e sulla solitudine. Un divertimento sopraffino e crudele, estremamente cerebrale con un accumulo di sorprese che quasi rischia la saturazione.  Un gioco quindi, ma anche una sfida, un duello il cui finale non avrà vincitori, ma solo vinti. Vittime di sé stessi.  La particolare costruzione drammatica della pièce fa sì che “Sleuth” contenga in sé molteplici elementi interessanti; lo sviluppo parte con i toni del giallo e vira rapidamente prendendo sfumature drammatiche, assume tinte decisamente grottesche per sfociare in una sorta di ineluttabile tragedia. È una commedia fortemente metateatrale accentuata dai continui scambi di ruolo e di travestimenti.  La messa in scena, attraverso una scenografia che isola, moltiplica ed evidenzia luoghi e spazi diversi, esalta le geometrie del testo in cui i due protagonisti celano dietro le loro maschere a volte buffe a volte violente una sconsolata e ineludibile solitudine. La casa dello scrittore e i suoi pupazzi meccanici, di cui fa collezione, che nelle precedenti rappresentazioni teatrali e nel film (Sleuth, USA 1972. Di J. L. Mankiewicz) costituivano la scenografia, vengono qui sostituiti da un uso degli spazi e delle luci mirato alla frammentazione della scena e da statue umane raffiguranti musicisti coi loro strumenti che, come giocattoli meccanici possono essere azionati ma che, durante lo sviluppo della pièce cominciano gradualmente a vivere di vita propria sfuggendo ad ogni controllo. Sono proprio queste sculture “bio-meccaniche” lÂ’elemento che esalta ed esaspera lÂ’impotenza umana di fronte alla propria condizione; sono loro che scandiscono i quadri, che imprimono un proprio ritmo al quale i protagonisti devono necessariamente sottostare.

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