KVETCH (PIAGNISTEI)

 di STEVEN BERKOFF

Tutti noi viviamo con l’incubo delle bombe – del cancro – della disoccupazione – dell'impotenza – delle bollette – dei vuoti di memoria – di ingrassare – di essere stupidi – paura di fallire – di esporsi – di non capire una barzelletta… - motivo per cui questa commedia è dedicata a chi ha paura

Kvetch, parola ebraica che significa piagnisteo, è il titolo della pièce di Steven Berkoff. Una commedia graffiante e comica; una farsa tragica; un affresco amaro di varia umanità, inquietante ed allo stesso tempo tenero. Poetico, triviale, urticante. Un viaggio affatto consolatorio nell'animo umano. Un girotondo di lamenti, di grida soffocate, di sogni di fuga, di furie represse che non trovano mai sfogo; una risata disperata e sguaiata che implode nell'intimo dei pensieri. Berkoff mette in scena cinque personaggi, fra loro legati, un vero e proprio campionario di desideri inconfessabili: la moglie, casalinga frustrata, che sogna di essere violentata da due spazzini; il marito, piazzista, con pulsioni omosessuali; la suocera, una vecchia ingombrante e fastidiosa; il problematico collega abbandonato dalla moglie; l'uomo d'affari con l'ansia da prestazione sessuale. E li fa parlare, parlare, parlare. Ma le loro parole non vanno quasi mai d'accordo con i loro pensieri che, come in un flusso di coscienza, ci vengono sbattuti senza riguardo in faccia. C'è da chiedersi però quale sia la voce a cui dar retta - quella più vera – e dove realmente risiedano le convenzioni. In ciò a cui uno è portato a pensare o nell’effettivo suo comportamento? Già, c'è una voglia matta di piangersi addosso. Ciò che si intende mettere in scena è la profonda e universale insoddisfazione che cova in ogni personaggio. L'ambientazione è perciò quanto più possibile simbolica e atemporale. Una casa angusta in cui tutti vivono forzatamente vicini, inscatolati, dove il bagno confina con la cucina e la camera da letto, e tutti si dividono la coperta. I personaggi in scena sono tutti sotto un'unica cupola: una casa-contenitore che è il mondo e cinque insipide, grottesche esistenze in rappresentanza dell’umanità.

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