RIBOT IL MAGNIFICO
21 Giugno 2019 | Villa Cucchetta, DORMELLETTO
Via Cucchetta 1 - ore 21.30
Regia: Carlo Roncaglia - Genere: Musica-Teatro
testo Emiliano Poddi
con Gianluca Gambino, Giovanna Rossi, Carlo Roncaglia, Valter Schiavone
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Scheda spettacolo
Quando Federico Tesio vide per la prima volta Ribot disse: «Mah». Poi aggiunse: «Mi sembra un cavalluccio senza peso». E pensare che si trattava di una sua creatura – era stato proprio lui, Tesio, a far incrociare Tenerani e Romanella, i due cavalli più focosi e bizzarri della sua scuderia. Al resto della storia Tesio non poté assistere, perché morì prima che Ribot facesse il suo esordio a San Siro. Vinse, naturalmente. Poi vinse ancora, e ancora, e ancora.
Ormai, nel 1967, Ribot si è ritirato dalle corse e fa lo stallone nel Kentucky, dove rimpiange i giorni felici trascorsi al fianco di Magistris, vicino di stalla e compagno di allenamento, amico del cuore. Nel frattempo è passata a miglior vita anche donna Lydia, moglie di Tesio e signora dell’ippica. Sarà lei, nell’oltretomba, a raccontare le imprese di Ribot a un Tesio prima scettico, poi incredulo, infine sbalordito. Possibile? Possibile che quel cavalluccio senza peso abbia vinto ad Ascot e a Longchamp (due volte), diventando “la più formidabile macchina galoppante che si sia mai scatenata in un ippodromo”?
Possibile, gli risponde nell’aldilà donna Lydia.
Possibile, le fa eco Ribot dal Kentucky.
Già, perché sul palco c’è anche lui, in carne e ossa, e ovviamente dice la sua. D’altronde, chi meglio del diretto interessato può spiegare come sono andate veramente le cose?
In tanti, esperti e profani, si sono interrogati sul fenomeno Ribot, chiedendosi quali caratteristiche fisiche lo abbiano reso così forte, così invincibile. Quel torace carenato da levriero, quella spalla perfetta che si allungava facendolo diventare il doppio, come i gatti. E il portamento, poi. E le capacità polmonari. Ecco cosa lo faceva volare verso il traguardo, dove ad attenderlo c’era sempre Magistris.
E se invece, suggerisce Ribot, c’entrasse proprio l’amicizia?
Nello sport esistono campioni che non sono umani. Non alludiamo a quei grandissimi atleti che dominano le loro discipline al punto da meritarsi di essere descritti come extraterrestri, ma proprio a degli animali, ai cavalli da corsa.
Ogni allevatore di cavalli ha un sogno nel cassetto. Il sogno è quello di creare il campione. Non che i sogni si avverino spesso, ma a Federico Tesio, talvolta, succedeva. Gli era già successo nel 1935 con Nearco, gli successe di nuovo il 27 febbraio 1952, quando nella campagna inglese attorno a Newmarket vide la luce un puledrino piuttosto sgraziato, cui fu imposto un nome che sarebbe diventato quello del Cavallo del Secolo.
Ribot, a vederlo da puledro, faceva tenerezza: esile sul treno posteriore e con la spalla troppo lunga, non sembrava certo destinato a diventare, come ebbe a definirlo ‘Paris Turf’, “la più formidabile macchina da corsa che abbia mai funzionato in un ippodromo.”
Eppure, a due anni, il brutto anatroccolo diventa improvvisamente un gran bel cigno!Fino ad allora quasi sempre intento a brucare in compagnia della sua fedele ‘amica’ capra, improvvisamente a Ribot viene voglia di correre. Fin da subito dimostra doti fuori dall’ordinario.
Debutta il 4 luglio del 1954 nel Premio Temuschio, sulla distanza dei 1000 metri. Lo conduce Enrico Camici, il fantino che festeggerà dalla groppa di Ribot tutte le sue 16 vittorie.
La legenda di Ribot-l’italiano continua anche dopo il ritiro dalle corse. I suoi figli e le sue figlie hanno vinto più corse classiche di qualsiasi altro stallone vivente. L’iscrizione sulla sua tomba mette brividi di tenerezza: «1952-1972, qui giace un campione mai sconfitto»
Una storia fuori dall'ordinario, un'epopea raccontata a più voci con musiche eseguite dal vivo. Un mondo fatto di allevatori, allenatori, fantini che si intreccia con la Storia del dopoguerra.
Regista attore e musicista diplomato nel 1997 presso la Scuola del Teatro Stabile di Torino diretta da Luca Ronconi, partecipa ad un workshop teatrale internazionale con tourné in Romania, Danimarca, Svezia e Norvegia. Recita tra gli altri con Giancarlo Cobelli, Gabriele Lavia, Mauro Avogadro, Eugenio Allegri. Nel 2000 fonda la Compagnia di Musica-Teatro Accademia dei Folli della quale è direttore artistico e per la quale cura le regie degli spettacoli teatrali. È anche doppiatore e attore televisivo e cinematografico.
Si diploma presso la scuola del Teatro Stabile di Torino, lavora con Mauro Avogadro, con il gruppo di ricerca Archivo Zeta, con sede a Firenze, fondato da Gianluca Guidotti, lavora in Francia con Dominique Pitoiset per il Teatro di Bordeaux, partecipa al Progetto Shakespeare, lavorando con Jean-Cristophe Sais e con Mamadou Dioume, attore di Peter Brook, all'interno delle manifestazioni per le Olimpiadi Invernali 2006, lavora con Luca Ronconi, appare in spot pubblicitari, fictions e films.
Attrice, speaker e formatrice, nel '93 consegue il diploma di recitazione presso l'Accademia dei Filodrammatici di Milano. Lavora al Teatro dei Filodrammatici, al Teatro Libero, al Teatro Carcano, al Teatro Stabile di Bolzano, al Teatro della Tosse di Genova. Parallelamente conduce attività didattica tenendo corsi di recitazione e laboratori di teatro sia per le scuole sia per le aziende. In tv ha lavorato, tra gli altri, per Mediaset nella trasmissione "Candid Camera” e per la Rai nelle serie "La squadra”(Rai3).
Frequenta la scuola del Piccolo Teatro di Milano fondata da Giorgio Strehler e diretta da Luca Ronconi nel triennio 2005/2008 in qualità di uditore, nello stesso periodo si diploma come attore presso la scuola di teatro Quelli di Grock di Milano. Perfeziona la sua formazione con i maestri Eugenio Allegri, Nicolaj Karpov, Gabriel Vacis, Elena Serra, J.Edward, Ivana Monti, Danio Manfredini. Ha un sodalizio artistico ormai decennale con Luca Micheletti e la compagnia teatrale I Guitti di Brescia; nel 2010 è diretto da Eugenio Allegri nello spettacolo di commedia dell'arte "Fratelli d'Italia”, in tourné tra Italia e Francia.